Come l’infanzia influenza la nostra vita

È inevitabile che ciò che abbiamo vissuto crescendo abbia un impatto sul presente, in un modo o in un altro. Capire come, ci è fondamentale per trarre il meglio dalle esperienze del nostro passato e modificare ciò che invece ci ha condizionato in negativo. In questo articolo vedremo come la nostra infanzia influenza la nostra vita adulta e cosa fare se sentiamo di aver bisogno di un cambiamento.

Tutto parte dai bisogni

Partiamo da un assunto: tutte gli esseri umani hanno dei bisogni di base. Alcuni sono più “pratici”, come il bisogno di cibo, di acqua, di ossigeno o di mantenere i nostri corpi ad una certa temperatura. Più solitamente, però, in psicologia ci occupiamo di quei bisogni che riguardano la percezione che abbiamo di noi stessi e degli altri, e che sono non meno fondamentali. Infatti, tutti abbiamo bisogno di legami sicuri con le persone per noi più significative (in cui ci sentiamo al sicuro, protetti, accuditi e accettati per quello che siamo), di sentirci autonomi e competenti, ma anche di poter esprimere liberamente le nostre emozioni e le nostre necessità. Allo stesso modo abbiamo bisogno di spontaneità e gioco, così come di avere comunque limiti realistici e autocontrollo. 

L’insoddisfazione dei nostri bisogni lascia il segno

L’insoddisfazione di anche solo uno di questi bisogni è un’esperienza spiacevole ma tollerabile fintanto che occasionale, momentanea e non particolarmente intensa. Dopotutto chiunque avrà vissuto delle esperienze spiacevoli nella propria infanzia, ma questo non per forza causa chissà che ferita.

Capita però che per alcuni motivi (ad esempio il modo in cui i nostri genitori o altre persone significative si comportano nei nostri confronti), crescendo uno o più di questi bisogni vengano insoddisfatti in maniera sistematica e ricorrente, e ciò “lascia un segno”. È questo tipo di dinamiche che porta alla formazione dei cosiddetti schemi maladattivi precoci, ossia di insiemi di emozioni, pensieri, sensazioni, ricordi, immagini che abbiamo associato a quell’esperienza. Uno schema è infatti la percezione intima e profonda di come ci si sente quando uno dei nostri bisogni fondamentali viene frustrato. Proprio per questo l’attivazione di uno di essi causa molto dolore.

Abbiamo sempre fatto del nostro meglio per soddisfare i nostri bisogni

Per non provare questa sofferenza, sin da piccoli sviluppiamo delle strategie per tenerli a bada, le quali possono essere di tre tipi.

Alcune si basano sull’evitare tutto ciò che può innescare uno schema. Ad esempio se ne ho uno per cui mi sento incapace di raggiungere i miei obiettivi, allora evito le situazioni in cui mi dovrei mettere in gioco per perseguirli; oppure se un mio schema mi dice che stare in una relazione con qualcuno significa essere abbandonato, allora evito di instaurare relazioni significative.

Altre strategie si basano invece sull’”ipercompensazione”, ossia sul fare esattamente l’opposto di quello che uno schema mi dice. Un esempio può essere quello di una persona con uno schema che intimamente la fa sentire difettosa e sbagliata, e che quindi fa i salti mortali per mostrarsi agli altri come “il più forte” o “il migliore”.

Infine, alcune strategie si basano sull’arrendersi a uno schema e fare come questo dice. Può sembrare controintuitivo, ma lo possiamo vedere come un modo di cercare qualcosa a cui siamo già abituati e che bene o male sappiamo di poter tollerare. In questi casi, ad esempio, una persona che è cresciuta in un ambiente familiare freddo e anaffettivo, oppure abusante, da adulta ricercherà relazioni con le stesse caratteristiche. Oppure una che ha imparato da piccola che auto-sacrificarsi è l’unico modo per ottenere affetto, da grande farà lo stesso.

Come la nostra infanzia ci influenza anche da adulti

Tutto ciò che abbiamo imparato in infanzia influenza quindi la nostra vita anche da adulti. Quando siamo piccoli il fatto di sviluppare certe strategie è tutt’altro che strano o “patologico”. Anzi: si tratta di un normale adattamento a un ambiente relazionale non ottimale e un tentativo di sopravvivere ad esso nel massimo delle proprie capacità. È un nostro tentativo più o meno efficace di dare soddisfazione a quei bisogni che gli altri ci hanno sistematicamente frustrato.

Da grandi può però accadere che i nostri schemi si attivino in situazioni diverse da quelle che li hanno originati anni prima e che questo ci porti a gestirli come abbiamo sempre fatto, sebbene le nostre strategie possano adesso rivelarsi inappropriate, inadatte o addirittura controproducenti. Se questo avviene troppo spesso oppure in maniera eccessivamente intensa e inflessibile, il risultato è che finiamo per trovarci in situazioni che ci fanno stare male o per comportarci diversamente da come vorremmo. La qualità della nostra vita non può che risentirne.

L’infanzia influenza il presente, ma questo può essere cambiato

Fortunatamente, tutto ciò può essere cambiato. Per far questo l’aiuto di un professionista è un’inestimabile risorsa. Uno psicologo infatti può aiutare a ottenere una maggiore consapevolezza dei propri schemi e dei modi disfunzionali cui ricorriamo per gestirli, oltre che a sviluppare nuove strategie più adattive per dare soddisfazione ai propri bisogni e perseguire i propri obiettivi. La nostra infanzia influenza la nostra vita adulta, ma non la determina.

Se senti di voler aiuto con questo, sono a tua disposizione: puoi contattarmi qui.

Bibliofrafia

Brockman, R. N., Simpson, S., Hayes, C., van der Wijngaart, R., & Smout, M. (2023). Cambridge guide to Schema therapy. Cambridge University Press. https://doi.org/10.1017/9781108918145

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